(di Bulldog) Adolfo Urso, ministero dell’industria e del made in Italy, si gode il momento: il G7 è stato un successo. Per la città, le sua istituzioni, la sua capacità organizzativa. Nessun punto dolente, la bella cartolina di una città metropolitana, efficiente, centrale nell’Europa dei prossimi anni quando sarà il terminal del “nuovo” Brennero. Se volevamo dimostrare che possiamo attrarre altre multinazionali, ce l’abbiamo fatta.
Ma c’è un dato politico che emerge da queste due giornate e che ci rimbalza alla sfida del prossimo anno per il rinnovo del governo veneto. Toccherebbe all’area occidentale della nostra regione e toccherebbe a Fratelli d’Italia se le Europee confermeranno i sondaggi e i risultati di Sardegna e Abruzzo. E allora a Verona si sono gettate le basi per una candidatura molto forte: quella di Adolfo Urso che potrebbe così consolidare per Giorgia Meloni un clamoroso passaggio di consegne all’interno del Centrodestra dalle nostre parti. Sfidando con autorevolezza, il lascito del doge Luca Zaia.
Adolfo Urso, le radici nel Veneto
Urso, nato padovano da padre siciliano a mamma veneta, è molto più veneto di quanto sembri: da sempre ha tessuto qui le sue alleanze politiche dentro MSI; Alleanza Nazionale e poi FDI; qui sta buona parte del suo staff; nel Veneto è eletto dal 2001 (salvo la parentesi del 2013 quando un vendicativo Silvio Berlusconi lo depennò dalla lista per punirlo dei suoi interventi critici contro il suo governo) e qui ha sempre ritrovato la conferma dei suoi elettori.
Adolfo Urso, l’apprezzamento di Confindustria
Al G7 si è presentato con un pacchetto di miliardi di investimenti esteri in Italia (e, magari, il “grosso” potrebbe proprio atterrare nel Veneto) come non si vedeva da anni – del resto, Urso frequenta i ministeri economici da una quindicina d’anni con più incarichi governativi – e col consenso del mondo imprenditoriale che non ha lesinato in questi due giorni considerazioni positive sul suo operato. A partire da Keyzom Ngodup Massally, a capo dei programmi digitali della UNDP, per finire con Emma Marcegaglia (da sempre attenta più agli umori left-wing che al mondo della destra italiana) che ha lodato “Adolfo” nel suo speech conclusivo del B7 in Confindustria.
Insomma, Adolfo Urso in versione “uomo della pioggia” (la figura che porta i contratti maggiori negli studi professionali non il rain man di Dustin Hoffman) piace molto al sistema delle imprese in vista delle grandi sfide – dai finanziamenti per digitalizzazione e innovazione, alle relazioni internazionali, alla ricostruzione dell’Ucraina – che attendono il Veneto nei prossimi anni. E l’impressione è che, a questo punto, tocchi soltanto a lui sciogliere o meno la riserva per la scadenza veneta 2025.