Vannacci sarà il candidato della Lega in tutti i collegi d’Italia. Lo ha deciso Salvini. Era un po’ che se ne parlava. Non si può quindi dire che sia arrivata inaspettata. Ma adesso che è ufficiale all’interno del Carroccio ci sono dei mal di pancia. Che se si sommano a quelli che erano venuti a diversi e sponesti veneti in occasione della bocciatura del 4° mandato per Zaia, possono assumere la dimensione di un dissenso.
Per Marcato Vannacci è un problema
E proprio in Veneto non s’è fatta attendere la contrarietà di Roberto Marcato, assessore regionale, che già aveva manifestato il disappunto quand’è sfumata la possibilità di ricandidare Zaia alla presidenza della regione. Adesso ha riaffermato il suo dissenso sulla scelta Vannacci dicendo che il generale c’entra ben poco con la Lega. O almeno con la Lega come la concepisce Marcato. Quella storica. Quella che è nata per difendere gli interessi del Nord e per ottenere, se non l’indipendenza della Padania, come recitava fino a qualche anno fa la denominazione dei gruppi parlamentari, almeno l’autonomia.
Che cosa c’entra con la Lega, chiede Marcato, Vannacci, un militare, un nazionalista, che tra l’altro non ha mai detto una parola sull’autonomia?
Secondo Marcato a rappresentare il Nordest e il Veneto in Europa bisognava candidare uno del territorio. E non Vannacci che è di tutt’altra parte d’Italia.
Una critica condivisa da molti leghisti. Soprattutto da quelli storici.
Zavarise. E’ Borchia il candidato di Verona
Ma non la pensano tutti così. Diversa la posizione del veronese Paolo Borchia, eurodeputato e segretario provinciale della Lega, che sottolinea ili fatto che quella di Vannacci e una «candidatura indipendente, profilo esterno rispetto al partito ma che rispecchia le sensibilità di settori dell’opinione pubblica. Mi auguro possa dare una mano».
Ed anche quella di Nicolò Zavarise, consigliere comunale di Verona che dice: «premesso che Verona ha il suo candidato in Paolo Borchia, che verrà fortemente sostenuto da tutto l’apparato della Lega, quella di Vannacci è una candidatura indipendente che scaturisce da un accordo tra il generale e Salvini, al fine di rappresentare diverse sensibilità e che in questo senso può essere anche un valore aggiunto. Tra l’altro non una novità , dato che nel 2014 venne candidato Claudio Borghi, all’epoca indipendente e ora inserito a pieno nell’organico della Lega.
Non mi risulta poi che ad altri potenziali candidati sia stata negata la candidatura alle europee o siano rimasti esclusi a causa di quella di Vannacci».
Dopodiché rilancia: «Personalmente trovo molto più discutibile la candidatura di Ilaria Salis da parte della sinistra».
Da queste dichiarazioni emergono posizioni diverse che riflettono le due correnti di pensiero che convivono all’interno della Lega e che si stanno confrontando, anche in vista del congresso che si terrà in autunno. Niente di strano. Anzi, un segno di vitalità. E’ da considerare sempre un fatto positivo quando nei partiti esiste un confronto dialettico sulle idee e i programmi. E’ fisiologico in democrazia che si possa/deva discutere sulla linea politica. C’è da preoccuparsi semmai quando ciò non avviene.
Ormai è chiaro che nel partito ci sono due correnti ben precise. Quella che fa capo a Salvini, che ha scelto di dare alla Lega una dimensione nazionale, sovranista e di destra, nella prospettiva tattica di corrodere consenso agli alleati di Fratelli d’Italia con un’offerta politica che si rivolge al tradizionale elettorato della destra italiana, e quella autonomista, regionalista, centrista che si rivolge soprattutto, se non solo, agli elettori del Nord.
La scelta di candidare Vannacci è un’applicazione della linea Salvini che, visto il successo ottenuto dal generale presso quella che una volta si definiva coma “la maggioranza silenziosa”, punta evidentemente a recuperare consenso andando a pescare nello spazio libero lasciato a destra dalla Meloni.