(di Bernardo Pasquali). L’aumento dei prezzi e la percezione che ne deriva per il consumatore è un fattore che ha colpito indistintamente tutti gli esercizi della somministrazione e, in particolare, alcuni segmenti della ristorazione. I vuoti ai tavoli in alcuni casi si sono dimostrati così pesanti che alcune strutture hanno deciso di tenere chiuso alcuni periodi e, purtroppo in più di un’occasione di chiudere definitivamente per i prezzi insostenibili dei costi fissi.
L’Istituto di Ricerca Nielsen, per conto di ISMEA, ha coinvolto un campione di 3000 famiglie alle quali è stato chiesto appunto l’impatto dell’aumento dei prezzi sui loro comportamenti di acquisto. Il risultato definisce, senza ombra di dubbio, la consapevolezza che i beni di largo consumo in tutti i negozi, da quali di vicinato fino agli ipermercati e agli hard discount, sono quelli che vengono percepiti con i maggiori aumenti dei prezzi in Italia con una percentuale raggiunta dell’86%. Seguono al 61% tutte le spese per le abitazioni e al 40% vengono appunto gli ambiti del fuori casa e del divertimento con il comparto Ho.Re.Ca. che raggiunge un buon 40%.
Con l’aumento dei prezzi a cosa rinuncia il consumatore italiano?
L’intrattenimento fuori casa in generale, è l’area dove si risparmia di più. Segue il Turismo e poi Industry come l’abbigliamento la salute e bellezza e, infine i prodotti alimentari. Alla domanda: “A causa dell’inflazione nei prossimi mesi pensa di divora fare delle rinunce?”, il 24% ha risposto che rinuncerebbe a ristoranti, intrattenimento, pizzerie ecc…, il 17% ai viaggi, il 12% alla cultura e divertimento, il 12% ai vestiti o scarpe, il 10% ai prodotti di elettronica, il 5% a salute e bellezza e infine il 4% ai prodotti alimentari.
Ho.Re.Ca. sotto attacco dove si è disposti a fare le maggiori rinunce
E’ nel mondo del “fuori casa” che gli italiani cercano di recuperare maggiormente gli aumenti dei prezzi entro il largo consumo (negozi e grande distribuzione), pur essendo l’ambito dove l’inflazione ha morso maggiormente, è quello in cui gli italiani possono e vogliono risparmiare meno. 3 italiani su 4 distribuiscono la responsabilità del rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari fra industria e distribuzione, la produzione della materia prima rimane al 10%.
Come si difende contro l’aumento dei prezzi in Italia il consumatore?
Prima di tutto la razionalizzazione: si evitano gli sprechi di cibo, si riduce l’acquisto dei beni superflui e si fa meno scorta comprando solo le cose che servono. Utilizzo delle promozioni: ricerca continua di promozioni e prezzi convenienti e si comprano le marche più costose solo se in promozione.
Massimizzazione del carrello: più attenzione al rapporto qualità prezzo, maggiore attenzione all’euro/kg dei prodotti, comprare meno prodotti per mantenere la stessa qualità. La Pianificazione: fare sempre la lista della spesa per ridurre gli acquisti inutili, andare meno spesso a fare spesa. Downgrading di Brand: rinunciare a prodotti più cari e acquistare prodotti di marche del punto vendita. I canali di vendita preferiti sono l’iper dove ci sono più promozioni, discount, mercato, spacci aziendali e internet.
Le nuove generazioni e le famiglie giovani sono le più strategiche
Se, in generale, l’aumento dei prezzi colpisce tutti indistintamente, le strategie si differenziano soprattutto tra i giovani (meno di 35 anni fino a 44) e le famiglie giovani. Il 90% di queste due categorie riduce l’acquisto di beni superflui, fa molta attenzione al rapporto qualità/prezzo e compra meno prodotti ma di qualità superiore.
Non cercano molte promo e non scelgono le marche più costose se ci sono promo. Non rinunciano facilmente ai prodotti più cari, rispetto alle fasce d’età più avanzate. La cosa più interessante è che fanno sempre la lista della spesa e vanno quindi meno spesso a fare la spesa. Sono loro che spostano la percentuale degli acquisti verso l’utilizzo di internet con un 18% – 21% mentre rimane solo al 6% per gli over 50.