(di Simone Alessandro Cassago) Banco BPM, dopo la vendita dell’1,8 % dell’istituto lombardo-veneto da parte della Fondazione CRT, potrebbe iniziare un periodo di riflessione tra gli azionisti dell’Istituto, specialmente all’interno dell’accordo consultivo di cui faceva parte l’ente torinese, in contrapposizione a Credit Agricole, la quale detiene il 9,8% delle azioni.

Il 20 febbraio scorso, è scaduto il termine per riformulare l’accordo parasociale, riducendolo dall’ 8,6% al 6,5 %; il 14 febbraio scorso, il segretario generale della Fondazione CRT, Andrea Varese, ha comunicato agli altri partecipanti all’accordo, la vendita del pacchetto azionario per un controvalore di circa 140 mln di euro annunciando, contestualmente, l’uscita dall’accordo stesso (nei cinque giorni lavorativi successivi, l’accordo doveva essere rinegoziato, onde evitarne lo scioglimento. Ma così non è avvenuto, visto che la Fondazione CRT punta a diversificare maggiormente i propri investimenti).

Banco BPM, il nuovo patto fra soci

L’accordo, quindi, è stato nuovamente firmato da sette soggetti, possessori complessivamente di 98.625.433 azioni ordinarie pari al 6,5 del capitale sociale di Banco BPM: Fondazione Cassa di Alessandria (0,50%), Fondazione ENPAM (1,99%), Fondazione Cassa di Carpi (0,101%), Fondazione Cassa di Reggio Emilia (0,0293%), Inarcassa (0,97%), Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza Forense ( 0,66%).

Il nuovo accordo è identico al precedente, e include un rappresentante dell’ente medici ed odontoiatri; fuori dall’accordo è rimasta ENASARCO con il suo 3,01%, la quale ha finora seguito una linea diversa dagli altri investitori.

In seguito alla riduzione dell’accordo, alcuni soggetti hanno manifestato il desiderio di riunirsi per discutere del futuro dell’accordo e delle varie operazioni strategiche.

Banco BPM, secondo le linee guida del nuovo piano industriale, approvato lo scorso dicembre, ha la ferma intenzione di volersi consolidare come terzo polo bancario del mercato italiano; va dato atto a Giuseppe Castagna, nella foto qui sopra, e a tutto il management della banca, l’ottimo lavoro svolto in questi ultimi anni che ha portato un Conto Economico consolidato di tutto rispetto, con un’utile netto di 1,26 mld di euro, in aumento dell’84,6% rispetto ai risultati dell’esercizio precedente (685,05 mln di euro).

Il titolo ne ha beneficiato, vedi grafico qui sotto riportato, posizionandosi a quota 5,698 € (chiusura di venerdì, quando sono state scambiate 8,5 milioni di azioni, con una previsione di apertura odierna a 5,75€/azione) in una costante risalita, partita già dalla seconda metà del 2023 anche se gli scambi contenuti dell’ultima settimana sembrano preludere ad una fase di “freddezza” degli operatori sul futuro andamento del titolo.

Banco BPM, l’uscita di CRT e gli ennesimi rumors su MPS

L’uscita della fondazione CRT, indebolisce coloro i quali supportavano una fusione con UniCredit, il cui tentativo nel 2022 è fallito premature a causa della fuga di notizie delicate sensibili sull’Istituto di Piazza Gae Aulenti.

All’interno dell’accordo consultivo, vi è invece chi vedrebbe positivamente un’aggregazione con MPS, perché la presenza di Banco BPM, è molto concentrata nella zona padana vicina al Po, ovvero Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna; Montepaschi, invece, è molto radicato in Toscana, con presenza anche nel restante centro Italia, rendendo le due reti commerciali pienamente complementari.

L’ipotesi è ancora solo paventata, in quanto il CEO Giuseppe Castagna ha sempre resistito alle pressioni da parte di Siena, compresi gli interessi manifestati dal MEF cche rimane, tuttora. Il maggiore azionista di Rocca Salimbeni.

BPM, nato il primo gennaio 2017 mediante la fusione tra il nostro Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, sta godendo di un periodo di grande resilienza e forza all’interno del mercato italiano, rimanendo pronto ad accettare qualsiasi sfida pur di rimanere annoverato far gli istituti “nostrani” che contano.