(di Simone Alessandro Cassago) Montepaschi torna nel mirino del mercato. Dopo i brillanti risultati raggiunti dalle principali banche italiane negli ultimi anni, si moltiplicano i rumors su possibili fusioni/acquisizioni all’interno del mercato nostrano del credito.
In quella che pare la più importante partita di risiko c’è un filo rosso, rosso come il colore di UniCredit che unisce i partecipanti alla partita; il 19 aprile scorso, al termine dell’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio consolidato 2023, Gianni Franco Papa è stato nominato AD di BPER Banca, ponendo al vertice di uno dei più dinamici gruppi bancati italiani, un manager di scuola internazionale, per lungo tempo top manager di UniCredit con responsabilità diretta dei mercati asiatici, americani ed est europei, dal 2016 al 2019 DG dell’istituto di Piazza Gae Aulenti, con responsabilità dirette di sviluppo del mercato italiano.
A Rocca Salimbeni, sede storica del Monte dei Paschi di Siena, dal febbraio 2022, è presente un altro manager di caratura internazionale e, anch’esso, proveniente dalla scuola UniCredit, l’AD Luigi Lovaglio; Lovaglio proviene dal vecchio Credito Italiano, dove ricopriva l’incarico di capo del Dipartimento Strategia e pianificazione del gruppo Credito Italiano, per poi ricoprire ruoli manageriali di elevata responsabilità ai vertici delle banche della galassia UniCredit presenti nel Centro – Est Europa.
Entrambi hanno lavorato assieme nella fase più entusiasmante dell’espansione estera di UniCredit, eravamo nel primo decennio degli anni 2000 e, sotto la guida di Alessandro Profumo prima, e di Alessandro Ghizzoni poi, il gruppo UniCredit arrivò ad avere una presenza diretta in 27 paesi, allargando i propri confini in particolare verso l’Europa dell’Est.
I grafici dell’andamento dei titoli UniCredit e BPER a 5 anni, dai quali si evince appieno lo stato di solidità patrimoniale, e il forte rialzo avvenuto durante tale lasso di tempo, a garantire una forte capitalizzazione di mercato; riportato anche il grafico dell’andamento del titolo Banca MPS, sempre a 5 anni, che dopo il raggruppamento delle azioni nel rapporto di 1 nuova azione ordinaria ogni 100 azioni ordinarie esistenti, avvenuto il 26 settembre 2002 per poter dar corso al successivo aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, andato a buon fine, e che sta permettendo all’istituto senese di recuperare terreno, dopo la “burrasca finanziaria” della quale è stata oggetto negli ultimi 12 anni.
Montepaschi, top manager formato estero
Sia Lovaglio che Papa hanno speso una significativa parte della loro carriera in UniCredit sui mercati esteri, guidati dall’allora DG Roberto Nicastro, che in quella tumultuosa espansione giocò un ruolo chiave di estrema importanza; la carriera estera di Papa e Lovaglio, subì un ridimensionamento durante il secondo mandato del CEO Jean Pierre Mustier (subentrato alla guida dell’istituto milanese al posto di Ghizzoni nel luglio 2016).
Ma già in occasione della iniziale delega conferita a Mustier nella primavera del 2011, a capo della Divisione Corporate and Investment Banking, le visioni dei tre manager cominciarono a non collimare appieno, in particolar modo nel rapporto conflittuale instauratosi tra Papa e Mustier.
Lovaglio, invece, stava vivendo la dirompente galoppata della controllata polacca Bank Pekao, che divenne la prima banca del paese, macinando utili anno dopo anno; al contempo le tensioni di corridoio fra Mustier e Gianni Franco Papa (allora a capo della Divisione banche estere), si facevano sempre più palpabili.
L’allora CEO di gruppo Ghizzoni che aveva con tenacia sostenuto Papa nell’affidamento a questi di un ruolo di responsabilità, tentava di intraprendere tutti i canali di mediazione dall’alto del suo ruolo; gli equilibri però cambiarono con la nomina a Group CEO di Mustier.
Vi fu un ricambio radicale nelle prime linee di management, Bank Pekao venne messa in vendita, e Lovaglio rientrò in Italia alla guida del Credito Valtellinese e, dal febbraio 2022, di Banca MPS; Papa venne inizialmente nominato Direttore Generale di UniCredit per un fase transitoria di potenziamento della rete commerciale in Italia, fase che finì nel 2019, con il suo allontanamento dal colosso Milanese.
Ora, Papa e Lovaglio potrebbero tornare a remare nella medesima direzione; Papa, che dal 2010 al 2014 fu responsabile dei mercati est europei in cui era presente UniCredit, vede in prospettiva la possibilità di dialogare strategicamente con l’ex collega.
Risiko 2024, le scelte degli azionisti
E’ chiaro a tutti che le decisioni importanti debbano essere prese dagli azionisti, ma questo sottile filo rosso che lega in qualche modo i vertici operativi delle due banche, potrebbe rappresentare un motivo di accelerazione delle volontà altrui.
A recitare il ruolo del “deus ex machina” della situazione è, chiaramente, il governo (ancora azionista di maggioranza dell’istituto di Rocca Salimbeni), nella figura del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Non a caso, in occasione del recente Salone del Risparmio il ministro ha dichiarato chiaramente che il 2024 potrebbe essere l’anno giusto per la definitiva uscita dello stato dal capitale Di Monte dei Paschi di Siena (da rimarcare che già in due occasioni il MEF ha provveduto ad alienare e collocare sul mercato le azioni di MPS, una lo scorso novembre pari al 25% del capitale sociale con un incasso pari a 920 milioni di euro, ed una a fine marzo scorso con la quale è stato ceduto il 12,5% delle azioni ancora in mano al MEF con un incasso pari a 650 milioni di Euro), così come previsto dagli accordi in essere con le autorità europee.
Dopo la già citata seconda tranche di azioni messe in vendita il mese scorso, bisognerà aspettare i primi di luglio per lasciare cadere il vincolo di lock up (ovvero quella clausola che sancisce l’impegno della società emittente, a non compiere determinate azioni sul capitale della società stessa, nel periodo successivo ad una operazione di Offerta Pubblica di Acquisto); ma da quel momento, a fine anno, ogni giorno può essere propizio per portare a termine l’operazione.
E se dall’altra parte del tavolo BPER trovasse un interesse, finora negato, nel poter allargare ulteriormente il proprio perimetro di controllo, l’occasione sarebbe davvero unica.
Montepaschi, torna sul mercato dai primi di luglio dopo le vendite del MEF
Sul fronte delle opportunità di sviluppo che possono scaturire da possibili “nozze” fra BPER ed MPS, molto dipende dall’azionista UNIPOL Assicurazioni; Unipol ha sempre giustificato la presenza nel capitale di BPER e della Banca Popolare di Sondrio, come basata su presupposti industriali, per facilitare la distribuzione, presso gli sportelli bancari, delle polizze del gruppo.
Ma il panorama in questi anni è cambiato è l’occasione si sta trasformando da tattica in strategica; ci sarà un mutamento negli atteggiamenti? Osservando la situazione che si può palesare con razionalità, ed obbiettività, il momento appare straordinariamente opportuno, anche dal punto di vista industriale; immaginare un gruppo di rilevanti dimensioni, capace di agire nei mercati del credito e dell’assicurazione è una prospettiva che può arrivare a cambiare il profilo del mercato interno assicurando ai partner una esperienza dai margini molto ampi.
Montepaschi con BPER, una soluzione “sovranista”
A favore dell’aggregazione, sta alla base il concetto che si tratterebbe di una operazione del tutto italiana; ritiratasi da tempo UniCredit, e con Banco BPM deciso a rimanere da solo dopo i 1.246 milioni di utile netto dell’ultimo esercizio, acquisire, o fondersi con BPER è, tuttora, una opzione di elevata fattibilità.
Nonostante le difficoltà operative incontrate, BPER ha appena finito di integrare Banca Carige e gli sportelli ex UBI acquisiti da Intesa Sanpaolo, le due strutture dal punto di vista territoriale hanno limitati punti di sovrapposizione e, soprattutto, la forza dell’azionista UNIPOL è tale da poter sostenere lo sviluppo futuro di un gruppo che, al pari di Intesa e Generali con il suo gioiello del private banking Banca Generali, ha tutte le carte in regola per divenire un leader della bancassicurazione.