È stata consegnata oggi a Neurologia A, diretta dal prof Bruno Bonetti, la targa Platino del prestigioso premio internazionale Eso-Angels Awards (European Stroke Organisation), l’organizzazione che riconosce i migliori ospedali che si occupano di ictus. Nel 2023, Aoui di Verona ha fatto un passo avanti nella qualità dei servizi offerti passando da centro di livello “gold” a quello superiore, che è “platinum”.
Ogni 30 minuti un paziente colpito da ictus rischia la vita o la disabilità se non viene trattato in tempo un Centro adeguato e per questo nel mondo è la prima causa di disabilità in assenza di una efficace catena di intervento. Oggi colpisce gli over 60, la prevenzione è importante con corretto stile di vita e controlli soprattutto su ipertensione e diabete.
L’ictus ischemico è una patologia che richiede tempi rapidi di intervento e di diagnosi multi-discplinare che vede coinvolti molti attori. La rete veronese è composta dal SUEM 118 che riconosce precocemente il paziente da trasportare negli ospedali con Stroke unit, dal Pronto soccorso che velocemente coinvolge il neuroradiologo e il neurologo che diagnosticano e trattano il paziente. Infine sempre maggiore importanza sta assumendo il neuroradiologo interventista che riesce, in casi selezionati, a riaprire il vaso occluso con la trombectomia.
Dopo la fase acuta, il paziente viene ricoverato in Stroke Unit, dove operano infermieri e neurologi esperti nel trattamento dell’ictus che monitorano il paziente, iniziano la più adeguata terapia di prevenzione secondaria e lo avviano precocemente alla fisioterapia.
L’incidenza è di circa 1600 pazienti all’anno nella provincia di Verona, circa il 70% di questi sarebbero destinati a rimanere con qualche forma di disabilità se non adeguatamente trattati. Di questi, nel 2023, sono stati ricoverati in Aoui Verona 500 casi di ictus ischemico. Dei pazienti trattati circa il 60% torna a casa senza deficit, il 30% viene mandato in riabilitazione e poi rivisto dopo 3 mesi, i restanti sono casi gravi. Sono state eseguite 240 trombolisi sistemiche e 172 trombectomie meccaniche, ed è il tasso di rivascolarizzazione cerebrale più alto del Veneto. L’UOC Neuroradiologia effettua una terapia meccanica riperfusiva dentro l’arteria per aspirare il coagulo curando pazienti che fino a 5 anni fa non venivano trattati.
Matilde Carlucci, direttore della Neurologia A: “Il continuo progresso tecnico e tecnologico non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnato da un percorso organizzativo efficace, come richiedono le patologie tempo-dipendenti. Si inizia persino fuori dall’ospedale con il SUEM118 e si prosegue fino al reparto. Occuparsi anche dei singoli dettagli nell’organizzazione del lavoro significa la continua revisione delle attività per risolvere le eventuali criticità. Ed è quanto avviene in Aoui Verona, anche grazie alla collaborazione con Angels, il loro monitoraggio è fondamentale perché ci permette di avere anche una visione esterna e un confronto con gli altri ospedali. Tutto questo è assolutamente indispensabile per il miglioramento.”
Bruno Bonetti, il direttore di Neuroradiologia: “Ricoveriamo ogni anno più di 500 pazienti. La rete dell’ictus a Verona funziona in maniera eccellente e se il paziente arriva velocemente in Pronto Soccorso, riusciamo a offrirgli una terapia riperfusiva, cioè una terapia che mira a riaprire il vaso cerebrale che si è chiuso sia farmacologicamente che meccanicamente. A Verona, abbiamo un tasso di pazienti che hanno un qualche trattamento riperfusivo superiore al 50 % che vuol dire che un paziente su due riesce arrivare un tempo per fare una terapia che gli migliora poi la sua funzionalità.
L’ictus – spiega il direttore – raramente è un problema mortale, molto più frequentemente è un problema che può dare disabilità quindi il rischio è di rimanere disabile. Se riusciamo a trattare più del 50% dei pazienti che arrivano qui, è perché tutta la rete funziona molto bene a partire dal Suem, ai colleghi del Pronto soccorso che hanno il compito di individuare la patologia e preallertarci. La variabile del tempo dipende da tutti.
Uno degli obiettivi che ci ha fatto ridurre in maniera drastica la tempistica in cui riusciamo a iniziare il trattamento trombolitico, – continua – è quello di iniziare il trattamento farmacologico direttamente sul lettino della Tac invece prima portavamo il paziente in Stroke Unit e in quella maniera lì si perdeva anche mezz’ora. Siamo riusciti ad avere dei tempi, da quando il paziente entra a quando inizia la terapia farmacologica, che adesso è sotto i trenta minuti che è un ottimo risultato, ovviamente possiamo migliorare ed è quello il nostro obiettivo costante.”