(di Simone Alessandro Cassago) In forza del voto quasi plebiscitario ottenuto alla assemblea degli azionisti lo scorso 12 aprile, che lo ha riconfermato Group CEO di UniCredit, Andrea Orcel (nella foto qui sotto) ora si prepara a sfoggiare le sue doti di specialista nel ramo fusioni/acquisizioni.
Orcel, punta il timone verso l’estero per provare a finalizzare una acquisizione a lungo attesa dal mercato; la prima uscita pubblica del nuovo mandato per il banchiere romano è stata una intervista doppia a Bloomberg con il CEO della banca greca Alpha Bank, Vassilios Psaltis.
Lo scorso anno UniCredit e il gruppo greco hanno siglato una alleanza industriale che potrebbe fungere ora da trampolino di lancio per possibili nuove acquisizioni. Ad attrarre l’interesse di Orcel, come storicamente avvenuto anche in passato nella galassia UniCredit, c’è sempre l’Est Europa (che rimane uno dei principali teatri di manovra del colosso di Piazza Gae Aulenti).
Durante l’intervista rilasciata a Bloomberg, Orcel evidenzia il fatto che, sia UniCredit, che Alpha Bank sono entrambe impegnate e presenti in Romania; a tutti e due gli istituti piace la Romania, in quanto vedono una mercato dal forte potenziale, e dal notevole valore aggiunto; se e quando si presentasse l’occasione, dichiara sempre Orcel a Bloomberg, valuterà insieme alla banca greca acquisizioni congiunte.
Non è la prima volta che il banchiere accende i riflettori sull’Est Europa; già alla fine del 2023, Orcel aveva indicato tale area come il contesto ideale per una possibile acquisizione. Il primo elemento che attrae molto il banchiere romano, è rappresentato dai margini di crescita di alcuni di questi paesi i quali, nei prossimi anni, dovrebbero registrare importanti incrementi di PIL e di crescita economica, superiori a quelli dell’Europa Occidentale, il cui contesto macroeconomico è ancora caratterizzato da alta inflazione e bassi tassi di crescita.
L’altro elemento che gioca a favore di opzioni di fusioni e acquisizioni è il consolidamento in atto in questi sistemi finanziari; già all’inizio di quest’anno, si è vista una certa attività in molti paesi; la controllata rumena della banca austriaca Erste Group ha accettato di vendere le proprie attività in Moldova alla rumena Banca Transilvania.
Unicredit, alleanza in Grecia
La greca Eurobank ha annunciato la vendita delle attività in Serbia ad Aik Banka Belgrado; al contempo BNP Paribas Personal Finance, è uscita sia dal mercato ceco, che da quello rumeno cedendo i relativi asset alla controllata ceca di Erste Group.
Orcel, sempre nell’intervista a Bloomberg ha dichiarato di essere molto soddisfatto di quanto è stato fatto, definendo l’acquisto di una quota di minoranza della greca Alpha Bank come una sorta di programma “pilota” al fine di esplorare nuovi mercati in cui vi è, al momento, un basso tasso di concorrenzialità; in conclusione dell’intervista, Orcel ha dichiarato che potrebbero esserci altri mercati cui UniCredit è interessata a svilupparsi direttamente nell’Europa Centro-Orientale, e che se può replicare lo schema, lo farà con partner che abbiano senso per la crescita del business.
Anche se il timone, per il momento, resta puntato ad est, non è da escludere che UniCredit voglia investire i suoi 10 miliardi di euro di eccesso di capitale puntando unicamente sull’Est Europa; secondo il punto di vista di diversi osservatori nelle mire del gruppo italiano potrebbero esserci anche obiettivi target anche in Germania, sia per il buon posizionamento della controllata HVB, sia per il momento di difficoltà economica che il paese sta vivendo di recente.
Già nel 2021 Orcel aveva esaminato il dossier Commerzbank, e un ritorno verso la terza banca più importante in Germania non può essere escluso, tanto più che il governo di Berlino non ha mai accantonato il progetto di una privatizzazione del gruppo di Francoforte, di cui detiene il 15%, e per il quale negli anni scorsi si erano affacciate diverse opzioni di fusione e/o acquisizione.
Un altro dossier che ha iniziato a circolare di recente nelle banche d’affari è quello di Julius Baer, la più importante banca privata svizzera di gestione patrimoniale; voci di corridoio, asseriscono che il gruppo di Zurigo, recentemente impattata dal crack del gruppo immobiliare austriaco Signa – del tycoon austriaco René Benko che a Verona possiede l’area dell’ex Manifattura Tabacchi – possa finire sotto la lente di alcuni big europei, tra cui i due principali istituti di credito Italiani ovvero Intesa Sanpaolo e UniCredit, entrambi interessati a crescere nel wealth management.
Il timone di UniCredit, in buona sostanza, è puntato verso l’estero, anche se. Attualmente, non si sono ancora spenti i rumors su possibili operazioni nel mercato italiano; Riesaminata e accantonata di nuovo a inizio anno l’ipotesi MPS, il gruppo potrebbe sondare altre opportunità; infatti, in alcuni ambienti finanziari, continua a circolare l’ipotesi di una fusione con la galassia Mediobanca – Generali (vedi qui il nostro precedente articolo in merito: L’Adige di VeronaUnicredit e Generali, a inizio 24 torna l’ipotesi fusione (giornaleadige.it) ).
A livello ancora puramente teorico, un recente report di Barclays definisce “fattibile” tale scenario, in particolar modo alla luce del Danish compromise, la norma che per le banche riduce l’assorbimento patrimoniale delle partecipazioni assicurative.
Tutto ciò, infine, potrebbe portare ad avere in casa nostra, come già definito in precedenza, un vero e proprio “mostro” della banca assicurazione che ci vedrebbe svettare verso i più alti gradini della finanza europea e, visto la presenza capillare di Generali in giro per il mondo, anche extraeuropea.